2-3 giugno 1946. La guerra è finita da più di un anno, ma la situazione economica resta molto difficile per la carenza delle merci e per i prezzi arrivati alle stelle. Ma anche per la penuria di alloggi, l’incertezza dei collegamenti ferroviari, il problema della disoccupazione, la povertà diffusa. Insomma, a causa dei Savoia e del fascismo, gli italiani sono alla fame. E solo gli aiuti americani (carbone, viveri, medicinali, finanziamenti, e il 60% del fabbisogno nazionale di grano,) consentono la sopravvivenza dello Stato.
2-3 Giugno 1946. I partiti litigano e non sono pronti a prendere le armi
L’intreccio dei problemi che angoscia la vita della nazione, avvelena anche i rapporti tra i partiti. Sono profondi i dissensi dei gruppi politici di centro e di sinistra, ambedue pronti a prendere le armi. Nel C.L.N. litigano e non c’è mai l’unanimità. Anzi, si è costituito un tripartito tra gli azionisti e i comunisti-socialisti, che diventa quadripartito con il Partito Repubblicano Italiano, per fare insieme blocco contro la Democrazia Cristiana, che si presenta alle competizioni elettorali del 1946, con un programma interclassista. Difende i ceti impiegatizi dal timore di proletarizzazione, implicito nell’adesione ai partiti di sinistra. Apre alla borghesia imprenditoriale del Nord e grazie all’azione di sacerdoti, come il cosentino di Morano, Carlo De Cardona, si affianca ai piccoli proprietari terrieri, un gruppo sociale di grande rilievo al Sud.
Le donne possono finalmente votare
Le prime elezioni dopo la caduta del fascismo, comportano il ristabilimento delle amministrazioni comunali, dopo essere state rette, da commissari e da giunte provvisorie, nominate dal C.L.N. e dai prefetti. A causa dello stato di devastazione in cui si trova il territorio italiano, la data di svolgimento varia da marzo all’autunno. Nulla si decide sulle province che restano affidate alle deputazioni provvisorie nominate dai prefetti. Esaurito il ventennio di dittatura fascista, per la prima volta la società italiana si prepara a vivere l’esperienza di libere elezioni a suffragio universale. maschile e femminile. Quelle comunali sono anche le prime elezioni alle quali le donne sono chiamate a votare. Tra marzo, aprile e maggio 1946, nella stragrande maggioranza dei comuni dove si è votato, la Democrazia Cristiana prende la maggioranza assoluta, segue il Partito Comunista Italiano ( 20% circa) e il Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria con circa il 10%.
2- 3 giugno 1946. Repubblica o monarchia?
La campagna elettorale per il referendum sulla forma istituzionale dello Stato e per eleggere i deputati dell’Assemblea costituente, si chiude giovedì 30 maggio, con imponenti e roventi comizi nelle maggiori città. Nella giornata di domenica 2 giugno 1946, dalle ore 6:00 alle 22:00, e la mattina di lunedì 3, fino alle 12:00, gli italiani hanno la possibilità di scegliere quale assetto istituzionale dare al Paese, tra repubblica e monarchia, e di eleggere i deputati dell’Assemblea costituente, a cui spetterà il compito di redigere la nuova carta costituzionale. A ogni votante sono consegnate due schede elettorali. Insomma le giornate 2-3 giugno 1946 restano nella storia.
La trepida attesa degli italiani per conoscere i risultati del referendum
Le elezioni si svolgono in assoluta tranquillità e con grande affluenza alle urne. Il voto popolare conduce alla nascita della Repubblica Italiana e alla elezione dell’Assemblea costituente. Per il referendum, da un iniziale vantaggio per la monarchia, a poco a poco si delinea una chiara vittoria della Repubblica e fin da subito un netto successo della Democrazia Cristiana per la Costituente. Il 5 giugno sono resi noti i risultati del referendum: 12.718.641 voti per la Repubblica 10.718.502 per la monarchia. Le consultazioni per assemblea costituente vedono ancora una volta il successo dei tre grandi partiti di massa: la D.C. (Democrazia Cristiana), ottiene la maggioranza relativa con il 35% dei voti, mentre i partiti di sinistra, il P.S.I.U.P. (Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria) e il P.C.I. (Partito Comunista Italiano) raggiungono complessivamente quasi il 40% dei voti. Il 10 giugno, si convalida la nascita della Repubblica Italiana, mentre Umberto II fa di tutto per invalidare il referendum.
Per la prima volta si proclama una repubblica per libera scelta di un popolo
L’Italia del Nord e del centro hanno votato per la Repubblica, in alcuni casi in modo plebiscitario. Il Mezzogiorno latifondista, povero e analfabeta, colonia abbandonata e sfruttata dei Savoia, conferma la fedeltà alla monarchia. La spaccatura è profonda, fortemente disegnata su basi geografiche, tra il Nord a maggioranza repubblicana ed il Sud a maggioranza monarchica, nonostante che Vittorio Emanuele III sia l’artefice di tante situazioni negative. Dei colpi di stato, dell’entrata in guerra del Regno d’Italia nel 1915 e della marcia su Roma nel 1922, nonché colpevole dell’alleanza del Regno d’Italia con il nazismo e dell’entrata in guerra, e di alto tradimento per la fuga dalla Capitale insieme a suo figlio Umberto II. Finendo con il lasciare allo sbando lo Stato e le Forze armate. L’Italia, dalle ore 18:00 del 18 giugno 1946, è una Repubblica. Per Piero Calamandrei nel referendum che decide la storia d’Italia, la vittoria repubblicana è un miracolo della ragione. Non si era mai verificato, che una repubblica, fosse proclamata per libera scelta di un popolo, mentre era sul trono un re.
( foto Stefano Vecchione)