Alla ricerca dei tesori perduti nella Valle del Crati, il fiume dell’oro – itCosenza

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COSENZA STORIA

Alla ricerca dei tesori perduti nella Valle del Crati, il fiume dell’oro

Calatrava Ponte

La Valle del Crati. Cosenza, l’«Atene della Calabria, capitale culturale della Regione», è da sempre afflitta dalla malaria del Crati, ma che diventa anche il terribile nemico di piccoli e grandi guerrieri che qui persero la vita come Alessandro d’Epiro, detto il «Molosso» il quale trovò la morte nel freddo inverno del 330 a.C. sulle sponde dell’ Acheronte. Nel V secolo Cosenza era un’importante provincia di Roma per la raccolta del legname e della pece silana, mentre la spada di Alarico metteva a ferro e a fuoco la città eterna. Il re goto si diresse a Sud, attraverso la Via Popilia, con l’intento di raggiungere l’Africa. Nello stretto di Messina, tra Scilla e Cariddi, un’improvvisa tempesta affondò gran parte delle sue navi, e con i goti sopravvissuti Alarico rinunciò all’Africa per affrontare il viaggio di ritorno. Ma, dopo il trionfo di Roma, sopraggiunse per il re goto la morte a Cosenza: la malaria del Crati lo uccise alla fine del 410.

La Valle del Crati. La sepoltura di Alarico

I suoi soldati deviarono le acque alla confluenza del Crati con il Busento, nei pressi di dove oggi si trova il complesso monumentale monastico di San Domenico, e lo seppellirono in un tumulo costruito secondo le usanze dei goti, con le sue armature, il suo cavallo e tutto il tesoro conquistato nei saccheggi di Roma. Un’altra versione più recente indica il re goto probabilmente seppellito in una grotta nel territorio di Mendicino. Tutti gli uomini che parteciparono alla sepoltura furono uccisi perché non si divulgasse il segreto. E il Crati divenne da allora il fiume dell’oro, per qualcuno per i caratteristici riflessi del sole, per altri per la presenza di pagliuzze del prezioso metallo, o forse perché vi si disperse l’oro di Roma. La malaria uccide anche il terribile Ibrâhîm ibn Ahmad il 23 ottobre 902, nella solitaria chiesetta di San Michele sulla riva sinistra del Crati, appena fuori le mura della capitale dei bruzi.

Alarico
Alarico

Il Crati, navigabile, è la principale via di trasporto. Da Cosenza, dopo la confluenza col Busento, si apre la Valle del Fiume Crati, l’unico vero fiume della regione. Esso prima di riversarsi nello Jonio, forma anche la Piana di Sibari, la più estesa delle Calabrie. La Valle del Crati ha subìto nel tempo notevoli trasformazioni per l’azione del fiume e l’opera dell’uomo. Il Crati, navigabile, era utilizzato dai romani, come prima dai greci e dai bruzi, come principale via di trasporto. Dopo il I secolo a.C. l’agricoltura della Valle, vide un frazionamento agrario con poderi di maggiori dimensioni. Continuò ad essere la base dell’economia lungo le rive del Crati. Si formarono nuovi villaggi dove prima si estendeva ager publicus, e innumerevoli villae costellavano il Fiume Crati.

La Valle Del Crati A Bisignano
La Valle del Crati a Bisignano

La bonifica del Fiume Crati e il Lago di Tarsia

Il Lago Di Tarsia
Il Lago di Tarsia

Con la caduta dell’Impero romano, invasioni di popoli diversi costrinsero le popolazioni bruzie della Valle ad abbandonare le proprie terre per trasferirsi più a monte, e ritornò, così, l’impaludamento e la malaria. Con il progressivo e graduale miglioramento delle condizioni di vita, si svilupparono lungo la Valle del Crati dei piccoli centri, favoriti dalle potenzialità dell’agricoltura, grazie soprattutto alle rigogliose coltivazioni cerealicole e ai millenari uliveti e vigneti, e agli agrumi. Nel XIX secolo la Valle è caratterizzata da numerose filande, concerie, oleifici, con una maggiore diffusione delle attività agricole. La bonifica del Fiume Crati nel 1926, e la costruzione della diga alle Strette di Tarsia, nel 1959, consentono di utilizzare le acque per l’irrigazione dell’intera Pianura di Sibari che ritorna ai fasti dei greci d’Occidente. Le leggende sulla Valle dell’oro continuano a interessare appassionati e studiosi, alla ricerca di tesori perduti.

( Foto Stefano Vecchione)

Alla ricerca dei tesori perduti nella Valle del Crati, il fiume dell’oro ultima modifica: 2021-06-02T07:35:00+02:00 da Stefano Vecchione

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