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CULTURA PERSONAGGI

Giulia Fera: la scrittura come forma di arteterapia

Storie Interdette

Giulia Fera scrittrice, psicopedagogista, educatrice di minori, pittrice, ed esperta in comunicazione formativa. Nasce a Chiaravalle di Catanzaro, ma vive e lavora a Cosenza da tantissimi anni. Laureata in Lettere Moderne, con indirizzo psicopedagogico. Post lauream ha conseguito il Master in Ingegnere della Comunicazione Formativa. Il suo stile nasce come forma di arteterapia, o scrittura della consapevolezza. Espressione maturata in campo durante la fase operativa che la vide responsabile del laboratorio riabilitativo in casa di cura per malattie mentali e psichiatriche.

Copertina
Giulia Fera

Negli anni la scrittrice un po’ per il lavoro che svolge, come educatrice nel recupero dei minori a rischio devianza, ma soprattutto per passione, ha sviluppato la teoria sul potere terapeutico della scrittura. La sensibilità della scrittrice Fera, si riversa pura nelle sue opere, con le quali ha iniziato da subito ad indagare su ciò che succede all’interno del misterioso mondo della mente. Generalmente, nella struttura di un romanzo psicologico non è assente una trama, dove il focus si concentra sui personaggi analizzandone il vissuto interiore, proprio quello che emerge nei racconti della nostra scrittrice. Dal suo percorso si evince la continua ricerca sul rapporto tra scrittura e psicologia, che nasce attraverso la quotidianità e induce alla riflessione su se essi. Uno strumento di analisi e di ascolto, pronto a svelare i lati più nascosti.

Lo stile identitario di Giulia Fera

La sua inconfondibile penna è chiara, intensa, di spessore, e parimenti scorrevole perché ricca di particolari che traslano il lettore nella scena del racconto. Della sua sensibilità umana, Giulia Fera non fa mistero. Anzi in alcuni casi attraverso minuziose introspezioni, descrive le profonde lacerazioni della sfera amorosa. Nei suoi romanzi i protagonisti offrono spaccati di vite vissute borderline, le quali si materializzano attraverso il linguaggio fino a toccare le corde dell’anima di colui che legge.

Premio giulia fera
Premio Internazionale

Dopo la trilogia letteraria di successo nazionale de: “Il canto nel vento, Aironi di carta e Veleni e verità“, che la vede accanto a Francesco Testa, “Cento passi per la consapevolezza” sarà il suo esordio come primo romanzo non più scritto a quattro mani, che la consacrerà al successo internazionale, durante la manifestazione tenutasi nell’aristocratico Palazzo Leti Sansi di Spoleto. In “Storie interdette”, sua penultima fatica, svela sempre con profonda delicatezza e sensibilità, le paure, l’amore e le fragilità dell’essere umano.

Giulia Fera, autrice pluripremiata da importanti concorsi letterari

Citiamo solo alcuni dei premi letterari, nazionali ed internazionali che sono stati riconosciuti alla nostra scrittrice, da importanti concorsi Letterari. Premio Tulliola – Renato Filippelli, al Senato della Repubblica. Premio Nazionale Alberoandronico ricevuto in Campidoglio. Spoleto Art Festival, sezione Letteratura. Premio UnicaMilano di Narrativa e poesia. La Pergola Art (Firenze). Premio Internazionale Città di Firenze II Edizione. Al “Caffè Giubbe Rosse” di Firenze, culla di artisti e letterati illustri. Premio Internazionale Città di Caserta. Il Megaris, Premio Nazionale, Napoli. Premio Antonietta Rongoni (Matera). Premio Letterario Milano International.

Premiazione
La scrittrice Giulia Fera in una delle sue tante premiazioni

Da oltre quindici anni è ideatrice e curatrice della pagina Facebook “Il bambino interiore”, luogo virtuale, in cui si discute del mondo interiore dell’individuo. Giunta ormai al suo sesto libro, quest’ultimo già in fase di stampa, gira per l’Italia, ottenendo consensi anche a livello internazionale.

Pagina Il Bambino Interiore
Pagina Facebook – Il bambino interiore

Intervista alla scrittrice Giulia Fera

Desiderava fare la scrittrice sin da ragazzina?

No, non ho mai pensato che potessi pubblicare. Sin da piccolissima, alla domanda cosa vuoi fare da grande, rispondevo di volere diventate architetto. Infatti, questo spiega l’indirizzo che hanno seguito i miei studi. Poi, per una casualità ho intrapreso studi letterari, che in ogni caso mi hanno ricondotta a dare forma, seppure in maniera diversa, ai miei progetti e sogni. Ho sempre messo nero su bianco in forma diaristica, questo esercizio costante è servito ad approfondire nel mio stile narrativo, la voglia di lasciare che i miei personaggi indagassero nel profondo, alla ricerca di se stessi. Naturalmente i temi trattati nei miei libri indagano i vari temi sociali.

Attraverso i suoi libri, quale messaggio vuole trasmettere?

Il messaggio dei miei libri ha sempre un comune denominatore: l’uomo al centro del contesto sociale. La volontà di attraversare il dolore, e spingersi a favorire la sua crescita interiore e spirituale.

Come nasce il titolo di un libro?

Nel libro Storie interdette, tratto la storia dell’uomo che purtroppo guarda in superficie e resta rinchiuso, interdetto appunto dentro se stesso, sviluppando tratti narcisisti al punto da osservare il mondo da una prospettiva distorta. Con l’ego smisurato sviluppa relazioni disfunzionali. I suoi gesti altruisti in apparenza, servono a ricevere il proprio tornaconto e la vanagloria. Una lotta con tutti per dimostrare che è il più forte a scapito di ciò che tiene segregate: le sue vulnerabilità. Racconto due esperienze umane professionali, realmente vissute in un reparto psichiatrico, raccontate mescolando fantasia e realtà.

Le copertine dei suoi libri, recano quasi sempre l’immagine di una sua opera pittorica. Quanto prevale la scrittura sulla pittura e viceversa?

Bellissima domanda. Ho sempre trattato con delicatezza i miei libri, ritenendoli come dei figli. Ho creduto che la copertina dovesse dare al lettore un’anticipazione e un forte messaggio, chiaro e coerente con le tematiche trattate. Alcune copertine sono scansioni di mie opere pittoriche, altre invece sono lavori creati sempre da me, appositamente con programmi di grafica computerizzata.

Nell’ultimo libro “Storie interdette” cosa simboleggiano i ricordi? E nella vita reale?

I ricordi nei miei libri hanno una valenza altissima. Sono delle tracce importanti sulle quali spingo ogni mio personaggio ad indagare il proprio vissuto per meglio andare verso il futuro, vivendo consapevolmente il presente. Nella vita reale sono linfa vitale. Sono i mattoni che ci aiutano a diventare persone “integrate”, ossia equilibrate, capaci di usare come risorsa sia i ricordi belli che quelli brutti. Ogni esperienza è un tassello importante per il nostro percorso di vita.

Qual è l’errore più ricorrente che compiono gli scrittori e gli aspiranti? Sulla base della sua esperienza, quali consigli sente di dare a un esordiente?

L’errore in cui incorre un autore in erba è improvvisare scrivendo. Credo che alla base ci sia tanto studio, tecnica, capacità descrittiva e immaginativa. All’inizio si cerca di imitare gli stili narrativi dei maggiori scrittori preferiti a cui da sempre abbiamo fatto riferimento. Con l’andare del tempo, invece, esce fuori il nostro peculiare e distintivo stile espressivo. Mi sento di consigliare per chi si approccia alla scrittura, di frequentare corsi di scrittura creativa e allenare continuamente la mente e il cuore, ed essere sinceri con la carta. Il lettore percepisce e coglie questo nostro stato d’animo, che diventa un vero marchio impresso a fuoco tra le pagine.

Anche nel suo ultimo libro “Storie interdette” compaiono spesso due concetti: resilienza e rinascita. Crede che nella vita di tutti i giorni, questi due sostantivi abbiano la stessa valenza?

Sì, certamente è un tema ricorrente la resilienza. L’uomo impara la vita all’interno di un processo continuo di apprendimenti per tentativi ed errori e anche per scoperta. Attraverso il dolore, inevitabilmente fa esercizio di continua morte e rinascita.

Ha già un’idea per il suo prossimo libro?

Il mio ultimo libro è in cantiere da quasi un anno. Scrivere è un’arte solitaria, ma pubblicare è un’impresa collettiva, siamo in dirittura d’arrivo insieme alla casa editrice. L’unica anticipazione che posso dare è che questa volta, sarò affiancata da professionisti della mia amata Calabria.

Rimanendo in attesa di leggere il suo prossimo libro, non possiamo che ringraziarla per essersi resa disponibile all’intervista, augurandole buona fortuna. “Ogni lettore, quando legge, legge se stesso. L’opera dello scrittore è soltanto uno strumento ottico offerto al lettore per permettergli di discernere quello che, senza libro, non avrebbe forse visto in se stesso”, Marcel Proust

(Foto Giulia Fera)

Giulia Fera: la scrittura come forma di arteterapia ultima modifica: 2021-11-17T06:05:45+01:00 da Giusy De Iacovo

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