Nicola Misasi, l’illustre letterato cosentino da rivalutare – itCosenza

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Nicola Misasi, l’illustre letterato cosentino da rivalutare

Nicola Misasi

Una foto di Nicola Misasi

Nicola Misasi è uno dei più grandi e prolifici autori cosentini di romanzi e novelle di fine ‘800 e inizi del ‘900. Oggi, quasi sconosciuto alle nuove generazioni e ingiustamente dimenticato dai più, meriterebbe d’essere rivalutato, perché è da considerarsi un autore classico della letteratura calabrese. Dotato di una grande volontà, riuscì da autodidatta, ad approdare prima al giornalismo, poi a diventare un autore famoso in Italia e all’estero. L’amore per la Calabria, che difese strenuamente con la sua penna, e per la Sila, di cui decantò le millenarie bellezze, lo accompagnò sempre. Nel suo libro “Anima rerum” l’autore descrive alcuni dei luoghi più affascinanti e famosi di Cosenza e della Calabria, e lo fa mettendone a nudo l’anima. Quell’anima che “parla (solo) a chi la interroga”. 

Nicola Misasi Anima Rerum

Gli studi da autodidatta

Nicola Misasi nasce a Cosenza (secondo altre fonti, a Paterno, paese d’origine dei suoi genitori), il 4 maggio 1850, da Francesco Saverio, ispettore carcerario, e da Giuseppina De Angelis. La sua famiglia appartiene alla piccola borghesia provinciale. Insofferente alla disciplina scolastica, viene esplulso dal liceo e inizia a studiare da autodidatta. Si forma leggendo i romanzieri francesi dell’epoca, gli scrittori calabresi d’ispirazione romantico-sociale e i grandi autori romantici. Poco più che ventenne, pubblica un racconto e due raccolte di poesie. Nel 1874 sposa Concetta Galati, figlia di un noto avvocato, dalla quale ha quattro figli.

Nicola Misasi Libro E Orologio

Scrive in difesa della Calabria

Nel 1880, Nicola Misasi si trasferisce a Napoli, presso il giornalista Martino Cafiero, direttore del Corriere del Mattino. Sul quotidiano dell’Italia centrale scrive “per contribuire alle grandi battaglie per il riscatto del Mezzogiorno”. In diverse occasioni, difende la Calabria dagli insulti e dai giudizi ingiusti di storici e uomini politici del Nord. Pubblica anche alcune novelle che attirano l’attenzione del giornalista Ferdinando Martini. Questi lo invita a scrivere racconti e romanzi d’appendice su altri giornali famosi.

Nicola Misasi incontra i personaggi di spicco dell’epoca

Nella città partenopea, Misasi conosce personaggi di spicco dell’epoca, quali Matilde Serao, Edoardo Scarfoglio e Salvatore di Giacomo. Su invito dell’editore Angelo Sommaruga, nel 1882, va a Roma e collabora al “Fanfulla della domenica” e a “Cronaca bizantina”. Nella capitale entra in contatto con alcuni fra i più importanti nomi della letteratura del tempo, fra i quali Giosuè Carducci, Gabriele D’Annunzio, Giovanni Verga, Edmondo De Amicis. In questo periodo pubblica le sue opere più note: Racconti calabresi (1881), Magna Sila (1883), Marito e sacerdote (1883). Ritorna nella sua Calabria nel 1884, dove “per chiara fama”, in base alla “Legge Casati”,  è nominato insegnante di lettere al liceo di Monteleone, città natale della moglie, che muore nel 1886. Nel 1892 sposa Amalia Filosa che gli dà il quinto figlio, Mario, e ottiene il trasferimento al liceo Bernardino Telesio di Cosenza.

Le opere di Nicola Misasi

Gli anni fra il 1889 e il 1911, sono quelli in cui Misasi pubblica numerose opere, tanto da diventare famoso anche oltre i confini nazionali. Sono di questo periodo, fra le altre: “Il gran bosco d’Italia”, “La mente e il cuore di San Francesco di Paola”, “L’Assedio di Amantea” (in due volumi), “Cronache del brigantaggio”, “Sacrifizio d’amore”, “In Provincia”, “Carmela”, “La Badia di Montenero”, “L’anima nuova”, “Il romanzo della rivoluzione”, “Il Tenente Giorgio”, “Anime naufraghe”, “Briganteide”, (pure in due volumi). Misasi collabora anche con prestigiosi giornali sudamericani quali il “Fanfulla” di San Paolo del Brasile, “La Patria degli Italiani” di Buenos Aires e il “Progresso italo-americano” di New York.

Nicola Misasi Accademia Cosentina

L’Accademia cosentina

Nicola Misasi stabilisce la sua residenza a Cosenza, che però lascia periodicamente per l’attività di conferenziere in Italia (Milano, Firenze, Napoli, Roma) e all’estero (Tirolo, Svizzera, Tunisia). Nella sua città occupa un posto di rilievo. Frequenta assiduamente l’Accademia Cosentina, a quel tempo presieduta dal professore Luigi Accattatis, e spesso interviene o addirittura fa le veci del presidente quando questi è temporaneamente impedito. Scoppiata la Prima Guerra Mondiale, abbandonato l’insegnamento, va ad abitare a San Fili, nella provincia. Alcuni anni dopo si trasferisce a Roma, dove muore il 23 novembre del 1923.

La critica

Misasi è considerato dalla critica letteraria un tardo verista. La Calabria è protagonista delle sue novelle e dei suoi romanzi. Una terra popolata da contadini, pastori e briganti, dove spiccano la natura e il paesaggio, in particolare quello silano.

Nicola Misasi Sila

Tuttavia, dopo la sua morte, la critica non è clemente nei suoi confronti. Ai commenti positivi di Benedetto Croce, che di Misasi scrive: «Le Calabrie ebbero il loro pittore in Nicola Misasi, che continuò nei suoi racconti e nei suoi quadri di costume il romanticismo calabrese», o di F. Flora, che definisce la narrazione di Misasi, «veristica e oratoria», si contrappongono quelli di altri autori. G. Cattaneo, ad esempio, di lui dice: «Si tratta di un romanziere d’appendice che col verismo non ha niente in comune e appartiene a una deteriore letteratura popolare».

L’omaggio di Cosenza a Nicola Misasi

Oggi, a Cosenza, un istituto comprensivo e una piazza portano il suo nome. Nel liceo Telesio, dove il giornalista e scrittore insegnò, invece, è presente l’Aula Nicola Misasi, dove si svolge la cerimonia conclusiva del Premio intitolato a questo illustre letterato cosentino, un riconoscimento che il Rotary Club cittadino, ogni biennio, attribuisce al miglior studente telesiano.

(Foto Antonietta Malito)

Nicola Misasi, l’illustre letterato cosentino da rivalutare ultima modifica: 2020-09-30T07:54:34+02:00 da Antonietta Malito

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