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INTERVISTE PERSONAGGI

Bruno Amantea: “Serve unico centro Covid regionale”

Bruno Amantea

Il professore Bruno Amantea è docente onorario di Anestesia e Rianimazione, Terapia intensiva e Medicina del dolore all’Università Magna Graecia di Catanzaro. Già direttore dell’Asl di Rossano, esperto di terapia intensiva e di organizzazione sanitaria, in quest’intervista parla dell’emergenza Coronavirus in Calabria e propone un unico centro Covid. Amantea suggerisce l’ex “Villa Bianca” di Catanzaro per accogliere i contagiati della regione e lasciare liberi gli ospedali ai cittadini bisognosi di cure.

Villa Bianca a acatanzaro
Il vecchio policlinico Mater Domini ( ex Villa Bianca) a Catanzaro

Bruno Amantea parla degli “eroi oscuri” e delle reali emergenze in Calabria

Professore, i dati sul contagio non evidenziano picchi rilevanti. Come se lo spiega?

Lo dobbiamo agli oscuri eroi che si prendono cura dei pazienti, eroi dotati di spirito di sacrificio e di grande professionalità. Voglio ringraziare personalmente questi uomini. A partire dal dottore Benedetto Caroleo, referente per la Regione Calabria delle malattie infettive, dirigente medico ospedaliero all’azienda universitaria Policlinico Mater Domini. Caroleo, per lustri, ha collaborato con me nella cura dei malati. Inoltre, l’enorme numero di tamponi effettuato finora, sta a significare che il nostro sistema di controllo è assolutamente efficiente.

Quali sono le emergenze ancora da affrontare?

La vera emergenza è rappresentata dai pazienti positivi sintomatici ricoverati in ospedale. Questo dato mi terrorizza, perché di fatto la loro presenza impedisce ai cittadini di accedere ai servizi di diagnosi e cura. I cittadini hanno il diritto di ritornare a farsi curare negli ospedali ma, oggi, temono di venire contagiati e vivono la loro malattia o muoiono senza cure a casa. Un altro problema è rappresentato dai pazienti positivi in quarantena domiciliare obbligatoria. Se non ospiteremo i positivi in idonee strutture, ci trascineremo, chissà per quanto tempo, code di contagio.

Ospedale Covid descritto da Bruno Amantea

Un unico centro Covid regionale

Cosa suggerisce di fare per risolvere questi problemi?

È necessario rendere fruibili al più presto, per tutti i cittadini, le strutture del sistema sanitario regionale. Quindi l’appello alla governatrice Santelli è quello di provvedere immediatamente ad ospitare i sintomatici positivi in un’unica struttura. Naturalmente lasciando le famose tende per il pre-triage. Mi riferisco a un unico centro Covid regionale. Queste sono anche le indicazioni del governo centrale. È importante scegliere la soluzione più rapida senza se e senza ma, e soprattutto senza barricate di campanile. Questa è una guerra che dobbiamo vincere, una battaglia decisiva per il futuro della nostra terra.

L’ex “Villa Bianca”, il centro Covid ideale

Quale sarebbe, dunque, la struttura ideale?

La struttura ideale è il “Mater Domini, ex Villa Bianca”. Non solo per restituire ai cittadini i reparti di diagnosi e cura ma, cosa da non trascurare, per ridare l’università agli studenti. È chiaro che Cosenza, Reggio Calabria, Crotone e Vibo Valentia dovranno fare la loro parte, perché ospitare circa centinaia di pazienti positivi necessita degli sforzi di tutti. L’ex “Villa Bianca” non solo può accogliere i pazienti attualmente ricoverati negli ospedali, ma è dotata di ulteriori posti. Dispone di una radiologia, di 7 posti in Terapia intensiva, di una cucina e di percorsi semplici dedicati. È dotata di ciò che è essenziale per assistere questi pazienti in termini di impianti, prese per l’ossigeno centralizzato, spazi adeguati.

Bruno Amantea ci descrive le caratteristiche di un centro Covid

Cosa deve garantire un Covid hospital?

L’ospedale Covid deve poter effettuare il monitoraggio del paziente, in particolare della funzione respiratoria mediante pulsossimetro, ecografia polmonare e tac. Ciò, per gli stadi evolutivi di un’eventuale interessamento polmonare da polmonite virale interstisiziale. Questa, infatti, è una delle due principali cause di morte. Deve inoltre provvedere a monitorare la funzione emocoagulativa, che precocemente dev’essere trattata mediante prevenzione antitromboembolica con eparina (frazionata o sodica a secondo degli stadi della malaria). La tromboembolia polmonare è la prima causa di morte da Covid 19. Per il restante 30 per cento, la morte è dovuta all’evoluzione della polmonite interstiziale virale. Per questo è importante il riconoscimento precoce dell’alterazione della funzione respiratoria mediante il semplice monitoraggio attraverso pulsiossimetria. In questo modo si riconosce precocemente il deficit dello scambio dell’ossigeno. Quando il paziente manifesta segni clinici di insufficienza respiratoria (dispnea, affanno), lo scambio risulta già notevolmente compromesso.

Bruno Amantea: “Serve unico centro Covid regionale” ultima modifica: 2020-05-04T07:15:53+02:00 da Antonietta Malito

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