Il campo di concentramento di Ferramonti. Posto a margine dell’autostrada nazionale delle Calabrie, che collega Napoli a Cosenza e Catanzaro, e alla ferrovia non elettrificata Cosenza – Sibari, il Campo di concentramento di Ferramonti così è denominato dal ministero dell’Interno, direzione generale della popolazione e della razza. Esso è la più grande struttura di internamento di ebrei, apolidi e slavi, aperte in Italia poco prima dell’entrata in guerra. Gaetano Marrari dirige il comando di pubblica sicurezza del campo, una decina di agenti e 75 uomini della Milizia volontaria per la sicurezza nazionale. Per volere delle locali gerarchie fasciste, da marzo 1943 succede il commissario di pubblica sicurezza Mario Fraticelli.

Il campo di concentramento di Ferramonti, nella Valle del Crati

Il campo sorge in una depressione malarica e paludosa della Valle del Crati, ed è recintato da filo spinato collegato alle torri di guardia, e tutto attorno nulla, non un albero, non un arbusto, nebbia e freddo intenso d’inverno e un calore insopportabile, umido e appiccicaticcio d’estate. A giugno 1943 i 2.020 internati, jugoslavi, polacchi, cecoslovacchi, austriaci, tedeschi, cinesi e di altre nazionalità, di cui 400 donne e 100 tra bambini e adolescenti, sono alloggiati nelle 92 baracche in legno dipinte di bianco, con porte e finestre, luce elettrica e stufa. Il campo è dotato di uno spaccio di generi diversi e di un’infermeria, utilizzata soprattutto per i tantissimi casi di malaria.

Gli internati hanno predisposto anche un parlamentino per trattare con le autorità
All’interno gli stessi prigionieri hanno organizzato una piccola biblioteca, redigono un giornale, conducono una scuola con esami e pagelle, organizzano tornei sportivi, e gli ebrei hanno adibito a sinagoga una delle baracche, dove sono svolte regolarmente le funzioni religiose. Inoltre usufruiscono di piccoli permessi per cure mediche, per fare il bagno nel fiume Crati o per lavorare nelle aziende agricole della zona o, i bravi medici nel nuovo ospedale civile di Cosenza. La maggior parte dei prigionieri di Ferramonti sono intellettuali, artisti, imprenditori e professionisti, ma la realtà culturale dei paesi vicini è totalmente diversa, la popolazione è in gran parte analfabeta e povera, e patisce il regime fascista e monarchico con la stessa sofferenza sopportata dagli ebrei e dagli altri internati di Ferramonti.

Le fortezze volanti americane bombardano Cosenza e si fermano tutti i treni
Dal 14 luglio 1943 è stato ridotto il numero dei treni a due in ogni direzione, uno di giorno e uno di notte, dopo che era stata bombardata e interrotta la linea per Sibari i treni camminano senza orario. Per esempio il treno per Cosenza parte alle 5 la sera invece che alle 7 e 16 la mattina; da agosto, bombardata nuovamente Cosenza, i treni si sono fermati completamente. Ancora peggiore è la mancanza di luce. La linea elettrica deve essere stata danneggiata pesantemente in qualche parte. Perciò né luce elettrica né sostituto: petrolio e candele.
La terribile paura di un assalto da parte dei diavoli verdi della 1 Fallschirm panzer division “Hermann Göring” e dei carri tigre della 26 Panzer division
Alle 8 del pomeriggio dell’8 settembre arriva la lieta notizia dell’armistizio e accade nel campo di concentramento un grande giubilo e molti fuochi d’esultanza su tutte le montagne dei dintorni. Si odono a lungo colpi di fucile, di mitragliatrici, e di bombe a mano. Si vedono soldati italiani fraternizzare e cantare a braccetto con i soldati germanici, anche perché i tedeschi, in un primo momento, credono che l’armistizio riguardi anche la Germania. La gente si abbraccia per le strade. Le campane delle chiese suonano a distesa. Ma a Berlino sono decisi a continuare la guerra. Lunghe colonne mobili della 1 Fallschirm panzer division “Hermann Göring”, della 26 Panzer division e della 29 Panzer granadier division, sono in continuo transito dinnanzi al campo di Ferramonti sull’Autostrada nazionale delle Calabrie.

Gli internati del campo di concentramento di Ferramonti sono i primi a essere liberati durante la Seconda guerra mondiale

Gli internati hanno una terribile paura di un assalto da parte dei tedeschi. Le guardie di pubblica sicurezza hanno l’ordine di non far passare nessun soldato tedesco. Se questi dovessero entrare con la forza li accoglieranno le mitragliatrici piazzate abilmente dietro le baracche nel cortile. Il direttore del campo parte per Roma per prendere istruzioni. Lo sostituisce un commissario che viene da Cosenza. Il 12 settembre, domenica, tutto calmo, alle 5 di mattina sembra che siano passati gli ultimi tedeschi. Il 13, lunedì, la calma continua e il 14 i primi soldati inglesi entrano finalmente nel campo. Due autoblindo con tre uomini ciascuna ed hanno l’ordine che tutti gli internati devono essere liberati e sono da mettere a loro disposizione i mezzi necessari per la partenza.
( Foto Museo del campo di concentramento di Ferramonti)
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