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ARTE

L’arte come antidoto contro il coronavirus

Particolare del bambino

L’arte espressa in tutte le sue forme, in questo periodo di pandemia, sta tirando fuori il meglio degli italiani. In tutta la nazione, da Nord a Sud si assistono a numerose e svariate manifestazioni d’arte, veicolate dalle reti televisive e dal web. È in questa cupa cornice, terribile prova sociale, di restrizioni per emergenza da Coronavirus, che il mondo ha bisogno di bellezza. Sognare, per non sprofondare nella disperazione. A tal proposito anche l’arte pittorica gioca un ruolo determinante, intesa come sinonimo di bellezza, da condividere con gioia. Essa ha la capacità di unire intere generazioni, favorendone la comunicazione nell’ammirazione. Questa missione ci affascina, infatti la pittura svela segreti con l’umiltà delle mani e la fantasia del cuore di chi la produce. Anche noi in questa sede, daremo un piccolo contributo d’arte, commentando e interpretando una delle opere più significative del Pinturicchio. Tratteremo Il Bambin Gesù delle mani, che ha visto come tappa espositiva dopo New York, anche la città di Cosenza, precisamente in una sala della Galleria Nazionale.

L’arte rinascimentale nel capolavoro del Pinturiccio

Il Bambin Gesù delle mani, prezioso dipinto, capolavoro dell’arte rinascimentale, è l’opera più impegnativa del maestro Pinturicchio del periodo romano. Scomparsa per cinquecento anni, riconsegnata al pubblico, grazie alla Fondazione Giordano di Perugia, che ne promuove la divulgazione e lo studio.

Quadro Bambin Gesù
Il Bambin Gesù nelle mani. Opera esposta alla Galleria Nazionale – Palazzo Arnone – Cosenza

Ritratto unico per la sua singolare bellezza, gemma d’arte umbra rinascimentale, pregevole per la trama e la storia della sua genesi. Custode di scandali, di affascinanti misteri del passato e della storia dell’arte, riguarda la vicenda dell’amore segreto tra Papa Alessandro VI e la bellissima Giulia Farnese.

Il Bambin Gesù distrutto per “damnatio memoriae”

Opera frammentaria staccata a massello (cm. 48,5×33,5) databile al 1492, separata dal resto dell’affresco, non è un dipinto come la cornice vorrebbe far credere. Il Bambin Gesù delle mani a causa di una damnatio memoriae, rimase ignoto per cinque secoli. Proveniente da collezione privata, nello specifico, decorava uno degli appartamenti dei Borgia in Vaticano, realizzato dal pittore perugino per Papa Alessandro VI. L’affresco venne smembrato e se ne perse notizia, nonostante le testimonianze e gli studi del Vasari e di Francois Rabelais. Il Bambino Gesù benedicente trattenuto da tre mani, rivelò la passione tra Alessandro VI e Giulia Farnese, tanto da asserirne che il bambino fosse uno dei figli del Borgia, da qui la condanna alla memoria.

L’adorazione della Madonna

L’affresco in origine, rappresentava l’adorazione della Madonna (volto di Giulia Farnese) con Bambino e Papa Alessandro VI inginocchiato, in atteggiamento adorante. All’epoca, ciò che destava più scandalo era l’effige di Maria, poiché l’amante del Papa. Nella seconda metà del Seicento, Papa Alessandro VII Chigi, infastidito da questa leggenda fece smurare l’affresco mettendo fine a questa storia.

Il Bambin Gesù nelle mani
Il Bambin Gesù delle Mani – copia di Pietro Facchetti – Foto Facebook

La Madonna e il Bambino salvati ed incorniciati ma separatamente. In seguito inventariati e catalogati a distanza di cento numeri circa, quasi a voler cancellare ogni tipo di rapporto tra di loro, cadendo così nell’oblio. L’intera opera muraria, vista da critici e storici, compreso il Vasari ne, fu fatta copia da Pietro Facchetti, ma poi si persero le tracce.

Analisi dell’opera

La straordinaria e alquanto enigmatica opera del Pinturicchio, che ricorda i segreti delle stanze Vaticane, riporta dopo anni il pittore alla ribalta. Il paffuto bambino, fulcro di una singolare composizione, delicatamente trattenuto da tre mani di personaggi fuori campo, da cui il titolo evocativo, il Bambin Gesù delle Mani.

Immagine Intera
Studio dell’opera muraria

L’opera curata con dovizia di particolari, come una miniatura, ritrae in primo piano il Bambino con aureola a pastiglia – modus operandi dell’artista – la cui grazia anatomica e l’incarnato roseo, lo rendono quasi vero. Lo sfondo è arricchito da monti e castello, tutto armoniosamente incorniciato da un lago e da alberi da frutto, le cui foglie irradiano luce dorata.

Pinturicchio fu tra i primi allievi del Perugino

Bernardino di Betto Betti, noto come il Pinturicchio o Pintoricchio (piccolo pintor – piccolo pittore), soprannominato per la sua minuta corporatura. Eccelleva nella pittura sia su tavola che affresco, o miniatura. Nacque a Perugia nel 1452 circa e morì a Siena nel 1513. Fu uno dei più significativi maestri della scuola umbra del secondo Quattrocento, fu tra i primi allievi del Perugino.

Autoritratto
Autoritratto – Foto Facebook Pinturicchio

Scarse sono le notizie sulla sua vita, fino all’incarico della Cappella Sistina accanto al maestro Perugino. Della sua presenza nel cantiere della Sistina, ne da conferma con un piccolo accenno Giorio Vasari. Sono da attribuire al Pinturicchio, le scene con il Viaggio di Mosè e il Battesimo di Cristo.

L’arte del Ghirlandaio e del Botticelli

La conoscenza del Ghirlandaio e del Botticelli contribuì alla definizione del suo stile personale. Nel 1486, gli fu commissionata la Cappella Bufalini dove dipinse le Storie di San Bernardino in S. Maria in Aracoeli a Roma. Dal 1492 al 1495 fu impegnato nel dipingere l’appartamento di Alessandro Borgia in Vaticano, facendo uso di ornamenti a motivi fantastici, le cosiddette grottesche. Vere raffigurazioni di mostri o chimere, su sfondi a decorazione geometriche o naturalistiche, tipiche della pittura romana del periodo augusteo, riscoperte nel Quattrocento. Tra le opere più belle da lui realizzate, è la Partenza del Piccolomini per il Concilio di Basilea, nelle storie della vita di Pio II, nel Duomo di Siena. Il prezioso capolavoro dell’arte del Pinturicchio, dopo New York, Parigi, Madrid, Tianjin e Nanjin ha fatto ingresso anche nell’Antica Città dei Bruzi, dando a noi cosentini l’orgoglio di averlo avuto e la possibilità di ammirarlo.

(Foto Giusy De Iacovo)

L’arte come antidoto contro il coronavirus ultima modifica: 2020-04-24T07:36:56+02:00 da Giusy De Iacovo

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