Dal XIII secolo a.C. la produzione dell'olio extra vergine d'oliva - itCosenza

itCosenza

NATURA TRADIZIONI

Dal XIII secolo a.C. la produzione dell’olio extra vergine d’oliva

Olio D'oliva

Dal XIII secolo a.C. la coltura dell’ulivo è largamente praticata in Calabria . Provenienti dall’Asia Minore, alcune piante di ulivo, sacre alla dea Minerva, arrivano con i nuovi conquistatori greci nell’VIII secolo a.C. Da allora, questi alberi sempreverdi e molto longevi, sono parte integrante del paesaggio agrario bruzio. Esi regalano ai rilievi collinari ed alle pianure, macchie di un verde argento straordinario, degradante verso il mare.

Alberi Secolari dal XIII secolo a.C.
Altissimi alberi di ulivo nella piana di Gioia Tauro – Foto Stefano Vecchione

Dal XIII secolo a.C, gli ulivi secolari, veri e propri monumenti della natura

Gli impianti arborei, che si adattano alle caratteristiche dei terreni anche mediante la coltivazione a terrazzamento per le forti pendenze, sono costituiti da veri e propri monumenti della natura. Boschi di patriarchi vegetali ultra secolari, che prediligono il clima mite della Calabria senza eccessivi sbalzi di temperatura. Nella Piana di Gioia Tauro, si elevano maestosi ad altezze che spesso raggiungono e superano i 60 metri. Qualche volta, alberi come l’ulivo millenario dei Piani di Dasà, o quelli secolari di Torretta di Crucoli, di Cirò Marina, di Guardavalle, hanno una lunghissima storia da raccontare.

Albero Ulivo dal XIII secolo a.c.
Una secolare pianta di ulivo

Dal XIII secolo a.C. l’ulivo richiama pace, fecondità, forza, vittoria, gloria e perfino purificazione e sacralità

L’ulivo ha contribuito in maniera importante al reddito e ai consumi alimentari, ai ritmi della vita ed alla religiosità popolare. Rappresenta amicizia, allegria e benessere, ed è benedetto a Pasqua per la tranquillità e la pace della famiglia. Il periodo abituale di raccolta delle olive, con l’uso delle reti, è all’inizio di novembre, dopo la semina del grano.

Olive Reti
La raccolta delle olive con le reti

Un tempo, dai piccoli villaggi delle fasce pedemontane calabresi, le raccoglitrici d ‘olive scendevano alla marina per l’intero inverno. «Le forestiere si caparrano da giugno per carlini 20 al mese, un ottavo di fave, un quarto di litro di olio e mezzo rotolo di sale al mese. Alle longobucchesi si bonificano 4 carlini pel trasporto del suo sacco, e a quelle di Bocchigliero, un viaggio di mulo per ogni dieci. Si calcola il mese includendovi quello del venire, non quello del ritorno» (Vincenzo Padula).

Le donne e la raccolta delle olive

le donne raccolgono le olive dal XIII secolo a.C.
Raccolta delle olive (Foto Stefano Vecchione)

Le donne, sono costrette dalla necessità a lasciare per tanti mesi le loro famiglie, per guadagnare almeno la provvista dell’olio e qualche piccolo compenso. Con la testa china, raccolgono le olive con le mani ad una ad una, per riporle nelle ceste che portavano al trappeto sulla loro testa , sul dorso di asini e muli o su carri trainati da buoi. L’olio finisce nelle giare per essere usato quotidianamente per il condimento dei cibi poveri e delle pietanze pregiate, preparate nei giorni di festa. Nella consuetudine contadina, l’olio migliore è quello dell’annata, al contrario del vino che è tanto più pregiato quanto più è invecchiato con minuziosità. La sua presenza sulle mense, come nel passato, è una costante.

Frantoio di rossano dal XIII secolo a.c.
Un frantoio del Seicento a Rossano (Foto Stefano Vecchione)

Olio extra vergine di oliva: prodotto doc calabrese

Particolarmente conosciuti sono gli oli extra vergine di oliva del lametino in provincia di Catanzaro, della fascia prepollinica, delle colline ioniche presilane, dei colli albanesi, della Sibaritide, della Valle del Crati e dei colli circostanti il Fiume Savuto in provincia di Cosenza.

Olio Evo dal XIII secolo a.c.
Olio extra vergine di oliva

E, ancora, dell’Alto crotonese e del Marchesato in provincia di Crotone, della Locride, dei territori prospicienti lo Stretto e il basso Ionio reggino, in provincia di Reggio Calabria e dei Colli di Tropea in provincia di Vibo Valentia. Sono zone ritenute particolarmente vocate per l’ulivo, dove le drupe sono ancora raccolte a mano dalla pianta che non subisce trattamenti chimici. Così si produce un olio che si inserisce a pieno titolo tra quelli biologici.

Tecniche colturali che rispettano la tradizione

Le tecniche colturali praticate nella regione, secondo moderni criteri agronomici, rispettano la tradizione. Dalla polpa fresca delle olive, con acidità molto bassa, sapore fruttato con spunti di piccante e amaro, si prepara la pregiata produzione degli oli extra vergine di oliva DOP Alto Crotonese, Lamezia e Bruzio: il plurimillenario condimento degli dei. Nell’elenco nazionale delle produzioni tradizionali italiane rientrano anche gli oli extra vergine di oliva dei Colli di Tropea, del Savuto, della Locride, di Calabria. Altri oli extravergine calabresi molto apprezzati sono il Geracese della Locride, dello Stretto, Conca degli Ulivi, Basso Ionio reggino, Grecanico, Marchesato di Crotone.

Le olive calabresi

Le olive raccolte che non sono usate per l’olio, sono preparate con diverse tecniche di conservazione e gusti diversi. Alla calce, in salamoia, nella giara, nere infornate, schiacciate, sotto sale.

Olive Preparate in salamoia
Olive snocciolate e condite con aromi vari

Bianche o nere, a seconda del grado di maturazione, hanno in cucina un vastissimo e specifico ricettario, con l’aggiunta, qualche volta, di peperoncino. Preparazioni prelibate e di gran gusto che rientrano a pieno titolo fra le tipicità della tradizione gastronomica calabrese.

Dal XIII secolo a.C. la produzione dell’olio extra vergine d’oliva ultima modifica: 2020-11-28T08:04:08+01:00 da Stefano Vecchione

Commenti

Promuovi la tua azienda in Italia e nel Mondo
To Top