Il Castello Ruffo di San Lucido è stato costruito dal vescovo di Cosenza Arnulfo nel 1093 come rocca nicetina, a difesa delle terribili incursioni piratesche sui litorali della Calabria. Al vescovo, nel 1092 era stato donato l’intero paese di San Lucido da Ruggero d’Altavilla. Oggi esso si presenta, con i resti di poderose mura fornite di feritoie, e un terrapieno contenuto in un perimetro di grossa muraglia, la cui parete esterna, scende nella scarpata sottostante. Rimane ancora in piedi il ponte che garantiva ai castellani l’accesso alla cappella.
Il Castello Ruffo di San Lucido e il terremoto del 1905
Infeudato successivamente ai Caraffa e ai Di Sangro, solo nel 1746 divenne dei Ruffo di Baranello. Trasformato in residenza signorile dai Giuliani di Belmonte, venne distrutto dal terremoto del 1905. Dal castello fu emanata la bolla con la quale l’arcivescovo Pirro Caracciolo, riconobbe la Congregazione di San Francesco di Paola. Ed ancora da quel maniero, Arnulfo predicò la prima Crociata. Qui nacque nel 1744, il cardinale Fabrizio Ruffo, famoso per aver fondato e comandato l’Esercito della Santa Fede, che segnò la fine della Repubblica napoletana del 1799.
San Giovanni, la chiesa castellana
Intanto il maniero come altri castelli calabresi, da fortezza aveva preso con il tempo la forma di palazzo nobiliare. Al terremoto seguì poi l’abbandono. Nelle vicinanze troviamo la chiesa di San Giovanni, divenuta sede della parrocchia nel 1795, con la funzione di chiesa castellana. Dal piazzale prospiciente la chiesa e affacciato sul Tirreno, si può ammirare l’arco che collegava la fortezza con l’esterno, il luogo dell’antico ponte levatoio, simbolo di quello che resta del castello e ricordo di quello che era.
I giovani sanlucidani ripuliscono il castello dall’incuria del tempo
Basta guardarne i ruderi per farsi un’idea della grandezza che esso ebbe in passato. Oggi, un gruppo di giovani guidati dal consigliere comunale Renato Staffa, studia fattivamente la possibilità di rendere accessibile il sito, ripulendolo dall’incuria del tempo.
La leggenda di Cilla
Un castello posto in posizione panoramica strategica, soprattutto nel periodo in cui il territorio è stato preda di incursione da parte dei pirati saraceni. È collocato sulla piazzetta Miramare, luogo che si lega ad una triste leggenda d’amore. Infatti, proprio da qui si lanciò Cilla, una ragazza dolce, bella e generosa di San Lucido, figlia di un pescatore che si innamora di un giovane marinaio e se lo sposa. Una notte lui uscì in barca e non tornò più, e pare che stessa sorte toccò al figlio. Così Cilla distrutta dal dolore si gettò dalla rupe. E nelle notti di vento si sentono ancora le urla disperate della giovane donna.
San lucido terra di miti, di angoli pittoreschi e affacci mozzafiato sul mare
San Lucido, definita da tanti la perla del Tirreno cosentino. Il suo centro storico, a forma di stella, è un susseguirsi di vicoli, corti, gradinate in pietra, affacci mozzafiato sul mare. E di angoli pittoreschi. Un aneddoto riguarda “il gioco dei matti”, una rievocazione storica che ricorda la strenua difesa degli abitanti del luogo contro i terribili pirati. Basti pensare all’attacco del leggendario Dragut il 2 agosto 1549, quando tra lo scalpitare dei cavalli e il frastuono dei tamburi comincia il saccheggiamento e la devastazione di San Lucido. e l’assalto al castello. I locali, per respingere i saraceni si gettarono in acqua vestiti. Per commemorare il loro coraggio in occasione de “Il giorno dei matti o vulat” ci si immerge senza svestirsi. L’evento si svolge il 21 luglio. San Lucido, dunque, terra di miti e di leggende, di marinai e di storia. Ora Cilla rimane lì sotto il castello, custode di mille segreti. “Guarda in alto Cilla, non si pieghino mai le tue braccia di madre, il tuo volto fissi il sole sempre e per tutti noi”.
( Fonte Renato Staffa/Stefano Vecchione. Foto Emanuele Petrungaro)