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La Madonna di Maggio fra devozione e tradizioni popolari

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La Madonna di Maggio (’a Madonna e Majiu), così è chiamata l’Immacolata Concezione che a Grimaldi si festeggia solennemente la terza domenica del mese e che è la protettrice del piccolo centro del Savuto. La profonda devozione per la Vergine nasce da una serie di drammatici avvenimenti, durante i quali la sua invocazione sarebbe stata provvidenziale. Pare, che in più occasioni, la Madonna abbia protetto il paese e la sua gente da pestilenze e altre calamità.

La Madonna di Maggio, una devozione che affonda le radici nella notte dei tempi

Quando, nel 1709, un morbo contagioso colpì il piccolo centro di Grimaldi, seminando morte e afflizione, nell’invocarla, i fedeli fecero voto di celebrarla, annualmente, oltre che l’8 dicembre, anche la terza domenica di maggio, con processione, lumi e messa cantata. Ma l’ausilio mariano è una costante che affonda le sue radici nella notte dei tempi. Si narra, tra le altre cose, che in mezzo alle rovine del terremoto del 1638, che distrusse il vecchio abitato, fu trovata intatta una statua dell’Immacolata, che i grimaldesi sopravvissuti al sisma trasportarono in quello che oggi è il nuovo paese.

La statua

La Madonna di maggio: la statua

La statua della Madonna di Maggio è custodita nella chiesa a lei dedicata (‘a Cuncezione), nel centro storico. Realizzata probabilmente nel Seicento, la scultura, in legno policromo pesantissimo, è collocata in una nicchia sull’altare centrale. Il dolce volto di Maria è quello di un’adolescente. I capelli, castani e ondulati, le scivolano delicatamente sulle spalle e sul petto, ornandole il bellissimo viso. Sul capo è posata una corona d’argento del 1770, decorata con piccoli putti e dodici stelle. In cima è posta una sfera sovrastata da un’aquila.

Lumino con decoro

Nel giorno della festa, preceduta dall’adorazione eucaristica e dal novenario, la statua, addobbata da meravigliosi fiori, viene portata in processione per le vie del paese. Al suo passaggio, le donne si affacciano dai balconi e lasciano cadere dolcemente migliaia di petali di rose in segno di saluto e devozione a Maria.

L’antica festa: la fiera

In passato, la festa della Madonna di Maggio era quella più attesa e importante dell’anno, tanto che a Grimaldi arrivavano le più famose bande musicali. ‘A ra Chiazza, come viene tuttora denominata Piazza Giuseppe Amantea, e fino al Ponte (Piazza Giacomo Mancini), sin dalla mattina del sabato, si disponevano numerose bancarelle, sulle quali si poteva trovare di tutto. I bambini vivevano momenti magici perché, con i pochi spiccioli che in quel giorno ricevevano dai genitori, potevano finalmente acquistare tante leccornie. Lo zucchero filato, una caramella, un ghiacciolo, un mazzetto di ciliegie (‘e cerase majiuline) o un cavalluccio di caciocavallo, bastavano per far brillare i loro occhi di gioia.

La fiera

Anche gli adulti non mancavano al tradizionale appuntamento con ’a fera ‘e Majiu (la fiera di Maggio), che aveva anche un aspetto folcloristico. Da Amantea arrivavano ‘a ra Chiazza muli carichi di fiscini (ceste), contenenti pesci da vendere al mercato. Dalla vicina Conflenti (Catanzaro), giungevano a piedi ‘e Cujjentare, donne vestite con caratteristici costumi variopinti, che portavano sulla testa grandi canestri colmi di taralli, dolci ricoperti di zucchero, mostaccioli, cuddrureddri (tipici fritti a forma di ciambella).

Corsa

Giochi popolari e preghiere

La festa prevedeva anche lo svolgimento di tanti giochi popolari. Quelli che richiamavano una maggiore attenzione e partecipazione erano: ‘a ‘ntinna (l’albero della cuccagna), ‘a cursa di’ ciucci (la corsa degli asini), ‘e pignate (contenitori di coccio da colpire con un bastone), ‘a cursa di’ sacchi (la corsa dei sacchi). Non mancavano poi i cantastorie e i lettori della fortuna. Il sabato, vigilia della festa religiosa, all’imbrunire si udiva il suono delle campane, che richiamavano i fedeli. La gente si affacciava ai balconi e alle finestre e ripeteva ad alta voce, in dialetto: “Jamu ringraziamu ‘a Vergine ‘Mmaculata Cuncezione, ‘a gluriusa Vergine Maria, Madre di Dio e Madre nostra. Ohi vicini!” (Andiamo a ringraziare la Vergine Immacolata Concezione, Madre di Dio e Madre nostra. Oh vicini!). Era questo l’invito, rivolto a tutto il vicinato, di recarsi in chiesa per rendere grazie alla Madonna.

Immagine dipinta

La notte che precedeva la festa, i devoti rimanevano in chiesa a pregare, in ginocchio, davanti alla statua della Madonna. Intanto, fuori, si realizzava ‘u cavaddru d’è luminere, un fantoccio in cartapesta che avrebbe seguito la processione del giorno seguente insieme a numerose fiaccole. La banda musicale iniziava a suonare lungo le strade per annunciare che l’indomani sarebbe stato il giorno di festa solenne dedicato a Maria. Ovunque si respirava un clima gioioso e di grande fervore religioso. Un clima pregno d’amore e di condivisione, tipico di un tempo ormai lontano.

(Foto: Antonietta Malito, Fiore Sansalone)

La Madonna di Maggio fra devozione e tradizioni popolari ultima modifica: 2020-05-17T08:04:00+02:00 da Antonietta Malito

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