“Lo zafferano ritorna nei miei pensieri. In questi giorni di isolamento dal mondo esterno, causa Covid 19, chiuso in me stesso, ho colto l’occasione per addentrarmi nei ricordi e ripercorrere la strada della mia fanciullezza, considerata un periodo di spensieratezza e di gioia, fino ad oggi. Anni in cui si è coccolati dai propri cari. Genitori, nonni, zii, da tutte quelle figure familiari che poi porti con te per sempre, nel tuo cuore.
Io tra l’altro, adolescente fortunatissimo, per avere avuto la possibilità di vivere la prima parte della mia infanzia in campagna, tra i boschi, tra Cosenza e Castrolibero. Felice di aver vissuto quella favola, rappresentata dalla vita agraria di un tempo. Una vita che profuma di amore e di ricordi e che, di tanto in tanto, ritorna piacevolmente alla mente.”
Lo zafferano, da fiorellino ad oro rosso
“Ricordo che a primavera, durante il percorso per raggiungere la scuola, ai bordi del sentiero tra il bosco di querciole e la valle, non vi era giorno che non mi fermavo a raccogliere un fiorellino di colore violaceo, con i pistilli rossi e gialli, per omaggiarli alla maestra. Lei li gradiva molto. Allora non sapevo cosa fosse esattamente, lo raccoglievo e basta. Recentemente in una registrazione televisiva sulle giovani imprese agricole, ho ascoltato l’intervista di due giovanissime ragazze.
Sono due imprenditrici cosentine che hanno deciso di coltivare sulle rigogliose colline di Castiglione Cosentino, quel bellissimo ma ora anche pregiato, fiorellino. Questo servizio televisivo è riuscito a sorprendermi e a riportarmi indietro nel tempo, a farmi rivivere gioiosamente, anche se per poco,la mia ingenua infanzia. Questo fiore altro non è che lo “Zafferano”, considerato oro rosso dalle antiche origini“.
La leggenda
La leggenda narra che Zeus, grande amatore, vi adornasse il proprio cuscino, per il suo grande potere afrodisiaco. In Calabria giunge con i Greci e i Fenici; in Spagna fu diffuso dagli Arabi. Di provenienza asiatica, presto si diffuse in Africa settentrionale, in particolare in Tunisia. In Italia ha una lunga tradizione in diverse regioni ma viene coltivato intensivamente in Sicilia ed in Calabria. Nel tempo è stato usato anche per colorare le polveri per gli affreschi da tutti i grandi maestri pittori, ma anche nell’antichità per colorare di giallo le sete e le stoffe. Utilizzato da sempre nella cosmetica, per adornare i capelli e per profumare.
Il risotto allo zafferano, piatto gourmet
In cucina oggi, primeggia il risotto allo zafferano, tra le prelibatezze della gastronomia Italiana. Un piatto che pare sia stato un tentativo di scherzo, tramutatosi nella scoperta geniale dell’uso dello zafferano, per condire il risotto. Si racconta che un giovane allievo di un famoso maestro pittore, volle fare uno scherzo durante il matrimonio della figlia, colorando il riso di giallo vivace, con la polvere di zafferano. Il riso arrivò così, sulla tavola, profumato e colorato. Il maestro, nonostante lo scherno per non dare soddisfazione ai tanti presenti, assaggiò il riso cosi come tutti i commensali che lo trovarono inaspettatamente squisito, tanto da consumarlo tutto. Da lì nasce il famoso risotto allo zafferano.
Ma lo zafferano in cucina trova spazio in una moltitudine di piatti, oltre al risotto, vi sono poi gli abbinamenti con i funghi con la salsiccia. Lo si usa per gli arancini, per la paella, nelle zuppe di verdure e pesce. Molto utilizzato anche nelle ricette per la preparazione di dolci.
Le giovani produttrici
Le due giovani produttrici del servizio televisivo, Maria Concetta e Benedetta Linardi, sono l’esempio di giovani che hanno avuto la brillante idea di avviarsi verso il successo di imprenditorialità giovanile, in agricoltura. Ma anche altri giovani hanno seguito il loro esempio: a Reggio Calabria Diego Mallamaci di Motta San Giovanni.
Poi a Castrovillari, sempre in Calabria, ma ci sono produzioni importanti anche in Sicilia, alle pendici dell’Etna. Una speranza, verso lo sviluppo della nostra bella agricoltura, che è una delle risorse reali, assieme al turismo, per l’economia della Calabria.
Lo zafferano risorsa per l’economia
Lo zafferano come riscoperta di una cultura ben organizzata già nel sistema agricolo dei Borboni. Gli antichi Fenici e Greci, lo commercializzavano attraverso la propria flotta commerciale che deteneva il primato nel Mediterraneo e verso le Americhe. Lo zafferano coltivato sulle rigogliose colline calabresi, siciliane ed abruzzesi, si riscopre attraverso queste giovani imprenditrici. Due giovani ragazze cosentine, Maria Concetta e Benedetta Linardi che rivalorizzano lo zafferano e lo lavorano.
Un percorso produttivo, dal campo arato all’installazione dei bulbi, alla fioritura e alla raccolta il mattino presto prima che il fiore si riapra. L’estrazione dei pistilli rossi, poi l’essiccazione e il confezionamento, bustina per bustina rifinita a mano con una cucitura in filo di cotone. Una manualità che sa di sacralità e rispetto di un prezioso tesoro, che la buona terra ci regala. E come scriveva Fabrizio Caramagna “la vera ricchezza è tra le mani, un velo arancione di pistilli di zafferano”
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