Quando la lavatrice non c'era e il bucato si faceva al fiume - itCosenza

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MEMORIA USI E COSTUMI

Quando la lavatrice non c’era e il bucato si faceva al fiume

Bucato Steso

Quando nelle case ancora non arrivava l’acqua, il bucato si faceva al fiume o vicino ai torrenti, dove i panni venivano lavati su grandi pietre chiamate stricaturi. Un’alternativa ai corsi d’acqua erano le cibbie, grandi vasche presenti in molti appezzamenti di terreno, utilizzate soprattutto per l’irrigazione dei campi. Questo rituale si ripeteva anche a Cosenza e provincia, dove le donne si preoccupavano dell’approvvigionamento idrico quotidiano. Munite di contenitori di terracotta o di secchi, si recavano alle fontane pubbliche o alle sorgenti più vicine a prendere l’acqua fresca.

Grimaldi, Fontana Della Cona

Il fiume e i giochi dei bambini

A Cosenza fontane grandi e piccole non mancavano, e poi c’erano il Crati e il Busento che convergono in prossimità del centro storico. Quando le donne andavano al fiume, i bambini le seguivano e ne approfittavano per giocare nell’acqua e lavarsi. Per loro era una festa vera e propria accompagnare la mamma in questa circostanza perché l’acqua rappresentava un’imperdibile occasione di svago. I giochi all’aria aperta infondevano allegria e spensieratezza, perché offrivano la possibilità di passare delle ore a contatto con una natura incontaminata. Mentre per i più piccoli andare al fiume era uno spasso, per le mamme fare il bucato richiedeva tempo e fatica.

Confluenza dei fiumi Crati e Busento

Il bucato, un duro lavoro per le lavandaie

A quei tempi, le donne meno abbienti, su commissione, si recavano al fiume a lavare i panni delle signore benestanti. Nella maggior parte dei casi si trattava delle mogli di uomini che in America avevano fatto fortuna. Le povere lavandaie facevano la lissia (o liscivia, soluzione liquida ottenuta dalla bollitura di cenere setacciata, che serviva per lavare e sbiancare i tessuti). Poi portavano sulla testa grandi ceste cariche di biancheria fino al fiume, per sciacquarla e asciugarla al sole.

Panni Al Fiume per il bucato

Alla consegna dei panni puliti e profumati venivano pagate in natura. Un pane, un pezzo di formaggio, qualche frittula (ottenute riscaldando la cotenna del maiale in un pentolone di rame stagnato detto quadara). Era quel poco che riuscivano a ricavare dal loro lavoro, ma era sufficiente a renderle felici perché al ritorno a casa avrebbero portato qualcosa da mangiare ai figli.

‘A lissia, un antico metodo per sbiancare i panni

Fare la lissia che serviva a sbiancare i tessuti chiari, voleva dire seguire una particolare preparazione. Il giorno precedente, i panni venivano prelavati a mano con il sapone fatto in casa (ottenuto bollendo acqua, potassio e grasso di maiale), poi venivano sistemati in una grande cesta e coperti con un telo pulito. Quest’ultimo veniva fissato ai bordi della cesta, poi cosparso di cenere, infine bagnato con acqua bollente. L’acqua, filtrando, impregnava la biancheria che rimaneva così tutta la notte. La cenere, grazie alle sue proprietà disinfettanti, garantiva un bucato perfetto. Il giorno seguente la si buttava e si andava al fiume o alla cibbia a sciacquare i panni, che poi si lasciavano asciugare al sole dopo averli stesi sui cespugli o sui sassi.

Grimaldi, Vasche Tre Canali

Il bucato, un’occasione per socializzare

Per le lavandaie il fiume era anche un luogo di ritrovo, dove fare il bucato diventava un’occasione per scambiarsi pettegolezzi. Sempre lungo il fiume, le donne, accompagnate dal gorgoglio delle acque, intonavano canti d’amore che ritmavano sbattendo i panni sulle pietre levigate dal tempo. Oggi questi rituali sono un retaggio del passato, ma è bello chiudere gli occhi e immaginare, anche solo per un istante, di godere degli stessi suoni, colori, odori che avvolgevano chi si recava al fiume per lavare la biancheria o per tuffarsi nell’acqua e giocare in piena libertà. Ed è subito magia! Come tutto ciò che ci riporta indietro nel tempo, quando la vita era basata sulla semplicità e si dava valore alle piccole cose.

(Foto Antonietta Malito)

Quando la lavatrice non c’era e il bucato si faceva al fiume ultima modifica: 2020-10-21T08:29:58+02:00 da Antonietta Malito

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