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ARTIGIANATO LO SAPEVI CHE NATURA

Da uliveti millenari la preziosa produzione dell’olio extra vergine d’oliva

Foto Copertina Uliveti Stefano

Da uliveti millenari la preziosa produzione dell’olio extra vergine d’oliva. La coltura dell’ulivo è largamente praticata nelle Calabrie almeno dal XIII secolo a.C. Provenienti dall’Asia Minore, altre piante di ulivo, sacre alla dea Minerva, arrivano con i nuovi conquistatori greci nell’VIII secolo a.C. Da allora questi alberi sempreverdi e molto longevi sono parte integrante del paesaggio agrario bruzio, regalando ai rilievi collinari ed alle pianure macchie di un verde argento straordinario, degradante verso il mare. Gli impianti arborei, che si adattano alle caratteristiche dei terreni anche mediante la coltivazione a terrazzamento per le forti pendenze, sono costituiti da  veri  e  propri  monumenti  della  natura.  Boschi di patriarchi vegetali ultra secolari, che prediligono  il  clima  mite  delle Calabrie, senza  eccessivi  sbalzi  di temperatura. Nella Piana di Gioia Tauro si elevano maestosi ad altezze che spesso raggiungono e superano i 60 metri. E qualche volta, come l’ulivo millenario dei Piani di Dasà, o quelli secolari di Torretta di Crucoli, di Cirò Marina, di Guardavalle, hanno una lunghissima storia da raccontare.

Da uliveti millenari la preziosa produzione dell’olio extra vergine d’oliva. Rappresenta amicizia, allegria e benessere

Uliveti Piana Di Sibari E Terranova
Uliveti Piana Di Sibari E Terranova

L’ulivo ha contribuito in maniera importante al reddito e ai consumi alimentari, ai ritmi della vita ed alla religiosità popolare.  Rappresenta amicizia, allegria e  benessere. E’ benedetto a Pasqua per la tranquillità e la pace della famiglia, richiama «pace, fecondità, forza, vittoria, gloria e perfino purificazione e sacralità». Il periodo abituale di raccolta delle olive, con l’uso delle reti, è all’inizio di novembre, dopo la semina  del  grano.  Un  tempo,  dai  piccoli  villaggi  delle  fasce  pedemontane  calabresi,  le raccoglitrici d’olive scendevano alla marina per l’intero inverno: «Le forastiere si caparrano da giugno  per  carlini  20  al mese,  un  ottavo  di  fave,  un  quarto  di  milito  di  olio  e  mezzo  rotolo  di sale al mese. Alle longobbucchesi si bonificano 4 carlini pel trasporto del suo sacco, e a quelle di  Bocchigliero  un  viaggio  di  mulo  per  ogni  dieci.  Si  calcola  il  mese,  includendovi  quello  del venire,  non  quello  del  ritorno»  (Vincenzo  Padula). 

Locri Ulivi Contrada Marasà
Locri Ulivi Contrada Marasà

L’olio migliore è quello dell’annata

Colline Ioniche Raccoglitori
Colline Ioniche Raccoglitori

Sono  donne  costrette  dalla  necessità  a lasciare per tanti mesi le loro famiglie, per guadagnare almeno la provvista dell’olio e qualche piccolo compenso. Con la testa china, raccolgono le olive con le mani a una a  una per riporle nelle ceste che portano al trappeto sulla loro testa o sul dorso di asini e muli. O ancora, su carri trainati da buoi. L’olio finisce nelle giare per essere usato quotidianamente per il condimento dei cibi poveri e delle pietanze pregiate preparate nei giorni di festa. Nella consuetudine contadina l’olio migliore è quello dell’annata, al  contrario  del  vino  che  è  tanto  più  pregiato  quanto  più  è invecchiato. È prezioso rispetto agli altri frutti della terra ed è curato e misurato con minuziosità, la sua presenza sulle mense, come nel passato, è una costante.  Particolarmente conosciuti, sono quelli del Lametino in provincia di Catanzaro, della fascia prepollinica,  delle  colline  ioniche  presilane,  dei  colli  albanesi. E inoltre, della  Sibaritide,  della  Valle  del Crati e dei colli circostanti il fiume Savuto in provincia di Cosenza. Dell’Alto crotonese e del Marchesato in provincia di Crotone, della Locride, dei territori prospicienti lo Stretto e il basso Ionio  reggino  in  provincia  di  Reggio  Calabria. Dei colli  di  Tropea  in  provincia  di  Vibo Valentia. Sono zone ritenute particolarmente vocate per l’ulivo, dove le drupe sono ancora raccolte a mano dalla pianta, che non subisce trattamenti chimici.

L’olio prodotto si inserisce a pieno titolo tra quelli biologici

Si produce così, un olio che  s’inserisce  a  pieno  titolo  tra  quelli  biologici.  Le    tecniche  colturali  praticate  nella  regione, secondo moderni criteri agronomici hanno una lavorazione che rispetta la tradizione. Dalla polpa fresca delle olive, con acidità molto bassa, sapore fruttato con spunti di piccante e amaro, si  prepara  la  pregiata  produzione  degli  oli  extra  vergine  di  oliva  D.O.P.  Alto  Crotonese, Lamezia e Bruzio, i plurimillenari condimenti degli Dei. Nell’elenco nazionale delle produzioni tradizionali italiane, rientrano anche gli oli extra vergine di oliva  dei  Colli  di  Tropea,  del  Savuto,  della  Locride,  di  Calabria.  Altri oli extravergine calabresi  molto  apprezzati  sono  il  Geracese  della  Locride,  dello  Stretto,  Conca  degli  Ulivi, Basso  Ionio  reggino,  Grecanico,  Marchesato  di  Crotone.  Le olive raccolte che non  sono  usate per l’olio, sono preparate con diverse tecniche di conservazione e gusti diversi: alla calce, in salamoia, nella giara, nere infornate, schiacciate, sotto sale. Bianche o nere, a seconda del grado di maturazione, hanno in cucina un vastissimo e specifico ricettario, con l’aggiunta, qualche volta, di peperoncino.

(Foto Stefano Vecchione)

Da uliveti millenari la preziosa produzione dell’olio extra vergine d’oliva ultima modifica: 2024-02-16T10:00:00+01:00 da Stefano Vecchione

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