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Tempo di Natale, ricordando quell’antica atmosfera che scaldava il cuore

Natale

Il Natale rimane la festa più bella e attesa dell’anno. Anche in un periodo come questo, in cui il mondo è segnato dalla pandemia, Natale è il momento giusto e necessario per ritrovare noi stessi e riscoprire l’importanza degli affetti, quelli che contano davvero. In questo tempo di restrizioni e mancanze, in cui ci ritroviamo soli con noi stessi, a riflettere sul valore della vita, si ritorna con piacere indietro nel passato. Ai tempi dell’infanzia, quando il Natale, soprattutto nei nostri paesi, rappresentava un’occasione d’incontro fra tradizione e storia. Una vera e propria magia che, unendo fede e usanze, colorava la vita semplice di un tempo e invitava a sognare piccoli e grandi.

Il Natale. Camino

Natale, la festa del focolare

Il Natale è la festa della gioia, da vivere con tutta la famiglia. La festa della rinascita e della speranza. Un tempo ci si riuniva davanti al focolare dove il più anziano raccontava ai più piccoli leggende e antiche rumanze legate al periodo natalizio. Nella notte santa, un grosso ceppo ardeva nel camino a rappresentare il pater familias. Accanto a esso venivano posti altri pezzi di legna, tanti quanto i componenti della famiglia, ad indicare il rispetto della gerarchia e dell’esperienza. Sempre davanti al fuoco del camino, le donne preparavano, di buon mattino, dolci e leccornie varie.

Falò

I falò

Il rito del fuoco continua a esistere nei nostri paesi, dove in ogni rione si allestiscono i falò, realizzati con grossi ceppi di legna e grandi radici di alberi, da ardere nella notte delle vigilia di Natale. In passato vi partecipavano tutti i giovani del paese che iniziavano a trasportare i grossi ceppi, denominati “zucchi”, fin dai primi di ottobre. I fuochi bruciavano per tutta la notte e intorno a essi il vicinato si intratteneva con canti e balli, mangiando i fritti della tradizione natalizia e bevendo un buon bicchiere di vino.

Il natale. Fritti

I fritti della tradizione

Per rendere più dolce il Natale, le donne preparavano i fritti natalizi ammielati: turdiddri, scaliddre, chinuliddre. Ma non mancavano i cuddrureddri o grispeddre, tipici della tradizione calabrese. Tutta la famiglia, raccolta davanti al focolare, partecipava al magico rituale. Il capofamiglia si preoccupava di tenere ferma la padella sul fuoco e prima che iniziasse la frittura, si faceva il segno della croce. A lui spettava di buttare nell’olio bollente la prima striscia di pasta pronta e di assaggiare il primo fritto. Queste bontà legate al Natale si preparavano in grandi quantità. Dovevano essere abbastanza da poter essere distribuite a tutto il vicinato, quando fra i vicini esistevano ancora rapporti di affetto e rispetto reciproco, ma anche ai meno abbienti o ad amici e parenti colpiti da un lutto.

Le leggende legate al Natale

Intorno al Natale sono fiorite molte leggende. In particolare, Vincenzo Dorsa annovera quella detta “dell’acqua muta”, legata al paese di Grimaldi, in provincia di Cosenza. Essa narra: le donne che nella notte di Natale vanno ad attingere l’acqua, a mezzanotte, nell’incontrarsi devono fare attenzione a non farsi riconoscere, coprendosi il volto e il corpo con un lungo scialle nero e camminando in silenzio.

Fontana natale

Se riconosciute, svaniscono il mistero e l’efficacia dell’acqua ad allontanare qualsiasi male e ad apportare ricchezza, salute e felicità. Un’altra credenza vuole che durante questa santa notte la Madonna scenda col Bambino a far visita alla tavola delle famiglie, che viene appositamente lasciata apparecchiata, e ne assaggi il cibo lasciando asciugare al fuoco i panni di Gesù.

Lo sfascino

Nella notte di Natale si tramanda il rituale dello sfascino. Con esso, secondo la credenza popolare, si può togliere il “malocchio” all’affascinatu, cioè a colui che è stato oggetto di lode o di invidia da parte di una o più persone e presenta sintomi quali mal di testa e stanchezza. Lo sfascino è una litania che viene recitata sottovoce, insieme a una serie di preghiere. Chi lo pratica inizia a lacrimare e a sbadigliare, a volte anche con grande intensità, riuscendo ad identificare il numero dei fautori del malocchio e ad allontanarne gli effetti negativi.

La strenna

Strenna vuol dire dono. Il termine “strina” deriva proprio da strenna ed è un antico rituale che fino a qualche anno fa si svolgeva nei nostri paesi, nella notte di Natale e durante tutte le festività natalizie. Un gruppo di giovani e meno giovani, attraversando le vie del paese, intonavano note che facevano ben sperare nel futuro. Per tutta la notte c’era un via vai di strinari. Il gruppo di cantori e suonatori spesso era formato anche da oltre quindici persone e faceva sosta nelle case delle famiglie alle quali erano destinati i versi. Qui si fermavano a mangiare e bere, in segno benaugurale.

Angelo

Il Natale che manca

Il Natale di un tempo aveva un sapore magico. Un sapore che oggi manca. Soprattutto adesso che il mondo soffre per la pandemia. A chi non mancano quei giorni che davano senso e sapore a ogni cosa? Quei giorni che legavano ognuno alle proprie radici. Oggi un silenzio assordante ci parla di attesa nell’attesa. Ci induce a riflettere e a sperare in un domani migliore. Un domani che possa somigliare un po’ a quel passato fatto di semplicità e buoni sentimenti.

Tempo di Natale, ricordando quell’antica atmosfera che scaldava il cuore ultima modifica: 2020-12-28T07:14:47+01:00 da Antonietta Malito

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